“Nel 2019 la spallata della Lega sull’isontino è fallita e ora dobbiamo preparare il riscatto di un territorio ingannato, spezzato e umiliato dalle destre”. Lo ha detto oggi a Gorizia il segretario provinciale del Pd isontino Diego Moretti, durante la conferenza stampa di fine anno.
“Le vittorie nette del centrosinistra – ha spiegato l’esponente dem – a Staranzano, Gradisca e Turriaco, dove la Lega si è presentata con il proprio simbolo, hannno evidenziato un dato di buongoverno e serietà che dobbiamo confermare anche negli appuntamenti elettorali del 2021, quando si voterà, tra gli altri comuni, a Monfalcone, Ronchi e Grado. Da qui si riparte per rimediare ai danni subiti dai Comuni, dalle attività produttive e dell’occupazione, dai presidi della cultura alla questione migratoria alle relazioni transfrontaliere”.
Il segretario dem ha iniziato dalla riforma sanitaria che “non solo non ha riaperto il Punto Nascita di Gorizia come promesso nel 2018, ma suscita forti preoccupazioni per il futuro dei due ospedali isontini, che rischiano seriamente di essere spogliati di funzioni ospedaliere importanti oggi esistenti. Nessuna promessa – ha aggiunto Moretti – è stata mantenuta sul ruolo regionale del CRUA e interrogativi rimangono sul consorzio CISI dopo la modifica dei criteri di finanziamento per le strutture a servizio dei disabili”.
Parlando poi del lavoro “al di là delle operazioni di facciata quali il ‘recruiting day’ – ha continuato Moretti – rimangono fortissime perplessità sul fatto che Fincantieri continui un modello organizzativo che non controlla in alcun modo la fascia del subappalto più bassa, con conseguenti problemi legati ai diritti dei lavoratori, alle legalità e sicurezza che sono sotto gli occhi di tutti. Su questo – ha annunciato – solleciteremo il Governo Nazionale ad un confronto vero con i vertici di Fincantieri. Siamo preoccupati anche per la situazione dello Stabilimento Leonardo di Ronchi: non solo è in piedi da nove mesi una richiesta di audizione in Regione degli assessori competenti e dei sindacati, ma vi è il buio più assoluto sulla strategia di sviluppo della Società nei confronti di tale stabilimento. Mantengono la loro gravità le situazioni di crisi di Burgo, NIDEC e WM”.
“Da due anni viviamo in un territorio diviso e senza strategia comune – ha sottolineato Moretti – con Monfalcone che fa storia a sé per il rapporto diretto di Cisint con Fedriga, mentre Gorizia e Cormons sono piegati ai voleri di annessione dell’isontino a Trieste, fomentati dalla Giunta regionale”.
Riguardo l’avvio nel 2020 della riforma degli Enti locali, Moretti ha denunciato la “palese ingiustizia del riparto dei fondi tra i Comuni ‘non UTI’ e quelli ‘UTI’ con i primi favoriti in maniera indegna”. Si vuole smettere, ha precisato “di ragionare assieme sulle politiche di sviluppo territoriale, e i comuni dovranno andare dall’assessore regionale di turno a pietire finanziamenti con il cappello in mano”.
Per Moretti “grosse incognite pesano sul futuro di ERPAC di Gorizia, la cui abrogazione è prevista dal ddl ‘Semplifica FVG’, per essere assorbito all’interno della Direzione Centrale Cultura. Ciò, mentre è finita nel totale dimenticatoio il passaggio della gestione al Comune degli ex Musei Provinciali, altra promessa inattuabile rivelatasi una bufala”.
Il segretario dem ha dichiarato “confermata la nostra previsione sulle conseguenze del passaggio in Regione del Direttore del GECT: il risultato è l’immobilismo dell’organismo transnazionale. Il sindaco Ziberna dovrebbe dedicarsi seriamente a questo tema, evitando le solite rassicurazioni sterili che alla fine non producono nulla”.
Sul tema ‘caldo’ dell’immigrazione Moretti ha dichiarato che “il PD isontino è vicino al sindaco Tomasinsig rispetto all’ennesima promessa non mantenuta di istituzione del CPR (peraltro senza alcun nuovo innesto di personale della Polizia di Stato) e contestuale chiusura del CARA. Fedriga si era impegnato – ha ricordato Moretti – a fare in modo che in Regione vi fossero più CPR arrivando a chiedere il famigerato ‘muro’ al confine, ma la realtà è che nessuno parla più di ‘emergenza immigrazione’ semplicemente perché non c’è”